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martedì, gennaio 09, 2018

domenica 24 dicembre 2017 Si scrive reddito di cittadinanza ma si legge reddito di schiavitù


Critica costruttiva al Reddito di Cittadinanza proposto dal M5S


In questo saggio, analizzerò pregi e difetti della principale proposta avanzata dal Movimento 5 Stelle per combattere la disoccupazione in Italia: il reddito di cittadinanza.

Cominciamo subito spiegando di che cosa si stratta.

Il reddito di cittadinanza, così come proposto dai pentastellati, non è un reddito universale e non è neanche incondizionato. 

Per averne diritto, infatti, bisogna essere cittadini italiani di maggiore età e bisogna anche appartenere ad un nucleo familiare che percepisce un reddito inferiore alla soglia di povertà.

Vi sono inoltre alcuni obblighi da rispettare (che illustreremo in dettaglio più avanti) rispetto ai quali non ci si può sottrarre, pena la revoca del sussidio. 

Possono ricevere il reddito di cittadinanza anche i disoccupati, i sotto-occupati ed i pensionati, secondo le seguenti modalità: 
  • i membri di un certo nucleo familiare che non dispongono di alcun reddito avranno diritto al massimo dell'importo previsto, ovvero ad una cifra che gli farà raggiungere la soglia di povertà; 
  • i membri di un certo nucleo familiare che hanno già un reddito inferiore alla soglia di povertà riceveranno la differenza tra la cifra corrispondente alla soglia di povertà e il reddito già percepito.
Chiaramente, i nuclei familiari che dispongono di un reddito superiore alla soglia di povertà non avranno diritto ad alcun sussidio. Vediamo alcuni esempi:
  • il membro di un nucleo famigliare composto da un solo individuo che non ha alcun reddito, percepirà 780 euro al mese; 
  • se invece quello stesso individuo avesse già un reddito inferiore alla soglia di povertà, ad esempio, se percepisse 500 euro al mese, lo Stato integrerebbe i suoi introiti con ulteriori 280 euro al mese.
Fin qui tutto chiaro. Ora la situazione inizia a farsi più complessa, perché l'importo del sussidio varia in funzione del numero delle persone che compongono il nucleo familiare. In altre parole, vige una sorta di quoziente familiare. Per maggiore chiarezza, riportiamo degli esempi:
  • un genitore senza reddito, con un figlio minorenne a carico, riceverà 1.014 euro al mese;
  • una famiglia di tre persone, con genitori disoccupati a reddito zero e figlio maggiorenne a carico, riceverà 1.560 euro al mese;
  • una famiglia di 4 persone può arrivare a percepire un massimo di 1.950 euro al mese.
Per correttezza, devo segnalare che, secondo le simulazioni ISTAT, l'importo massimo percepibile da una famiglia di quattro persone, di cui due figli minori, può arrivare al massimo a 1.638 euro.

Ripetiamo, a costo di essere pedanti, che anche per i nuclei familiari composti da più di un individuo, continua a sussistere la regola dell'integrazione del reddito fino al raggiungimento della soglia di povertà. 

Ad esempio, un nucleo composto da due pensionati che percepiscono pensioni minime da 400 euro ciascuno, avrà diritto ad un sussidio pari ad altri 370 euro (per la coppia), come integrazione al loro reddito. E così via, valutando di caso in caso.

In parole semplici, se il reddito di un certo nucleo familiare sale, il contributo erogato dallo Stato diminuisce progressivamente, fino ad annullarsi completamente, non appena viene raggiunta o superata la soglia di povertà.

All'inizio dell'articolo, ho affermato che il reddito di cittadinanza dei 5 stelle non è un reddito incondizionato. Vediamo quindi a quali obblighi si deve necessariamente sottostare se si vuole ricevere tale sussidio:
  • iscriversi presso i centri per l’impiego e rendersi subito disponibili a lavorare;
  • iniziare un percorso per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
  • offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività per un totale di 8 ore settimanali;
  • frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
  • effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno (Sic!)
  • comunicare tempestivamente qualsiasi variazione di reddito
  • accettare uno dei primi tre lavori offerti 
Sottolineiamo che la violazione di almeno uno di questi obblighi implica la perdita del diritto di ricevere il reddito di cittadinanza. I pensionati, invece, sono esenti da tali richieste.

Per completezza, ricordiamo che l'istituzione del reddito di cittadinanza prevede anche l'introduzione di un salario minimo contrattuale, per un importo fissato a 9 euro lordi l'ora. 

Questo significa che, a norma di legge, nessuno potrà più percepire una retribuzione oraria inferiore a quella cifra.

Prima di analizzare in modo critico questa proposta, elenchiamo brevemente le principali fonti poste a copertura del provvedimento. 

Da un punto di vista quantitativo, diciamo subito che nel suo complesso la manovra è perfettamente sostenibile e le coperture sono state certificate dalla Ragioneria dello Stato. Si parla di circa 16 miliardi di euro (per il primo anno) che, a detta dei pentastellati, garantiranno un “reddito” a circa 9 milioni di persone. 

Scopriamo così che, mediamente, ogni avente diritto riceverà all'incirca 16.000.000.000 / 9.000.000 / 12 = 148 euro al mese e non 780 euro come qualcuno avrebbe potuto ingenuamente pensare, perché altrimenti sarebbero stati necessari 9.000.000 * 780 * 12 = 84.240.000.000 ovvero 84 miliardi di euro circa.

Da un punto di vista qualitativo, le principali voci di copertura riguardano:
  • Tagli alle spese delle Pubbliche Amministrazioni mediante la centralizzazione degli acquisti (5 miliardi);
  • Tagli alle spese militari relativi ad investimenti pluriennali per sistemi d'arma (2,5 miliardi)
  • Aumento canoni per attività di ricerca ed estrazione idrocarburi in Italia (2,5 miliardi)
  • Aumento di entrate a carico del bilancio di banche ed assicurazioni (900 milioni)
  • Eliminazione delle auto blu delle aziende ospedaliere non strettamente indispensabili ai servizi sanitari (800 milioni)
  • Taglio auto blu delle pubbliche amministrazioni (100 milioni)
  • Contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro (700 milioni)
  • Tassazione gioco d'azzardo  (600 milioni)
  • Soppressione enti inutili ( 400 milioni)

Ora che gli elementi chiave della proposta sono stati illustrati, vorrei procedere mettendone in evidenza i punti di criticità, cominciando dagli obblighi.

Passi l'obbligo di svolgere 8 ore di servizi di pubblica utilità, dei quali non ci sarebbe bisogno se lo Stato avesse un adeguato numero di dipendenti pubblici; passi l'obbligo della formazione, a patto che non si trasformi nella classica pagliacciata dove gli unici a trovare giovamento dai corsi di “formazione” sono gli stessi organizzatori lautamente pagati per insegnare il nulla, ma l'obbligo di ricercare attivamente il lavoro per ben due ore al giorno in un paese dove il lavoro non c'è, è una pretesa al limite tra il ridicolo e il tragicomico, così come lo è l'illudere le persone di riuscire ad offrire (potenzialmente) ben 3 offerte di lavoro a 9 milioni d'individui.

Alcuni potrebbero argomentare dicendo che l'erogazione del reddito di cittadinanza “rilancerà” l'economia, creando così nuovi posti di lavoro che potranno essere assegnati ai sussidiati, magari non subito, ma nel giro di qualche anno.

Diciamo pure che anche questa prospettiva non è affatto realistica, perché la somma destinata al reddito è troppo bassa e non è neanche immessa ex-novo, spendendo ad esempio a deficit, ma avviene in condizione di pareggio di bilancio, la qual cosa ne riduce fortemente l'efficacia, perché un conto è immettere denaro nell'economia, ed un altro è spostarlo da una parte all'altra, senza contare che effettuare spesa pubblica senza svincolarsi dall'attuale aggancio monetario (leggasi Euro) contribuirebbe ad alimentare gli squilibri già in essere nel sistema economico, tutto ciò a nostro nocumento, ovviamente. 

Ora, al netto di queste puntualizzazioni, vi basti sapere che è stato calcolato che per creare 6 milioni di posti di lavoro sfruttando, ad esempio, l'industria 4.0.,  si dovrebbero “investire” ben 60 miliardi di euro all’anno, da oggi fino al 2030 (si veda qui). Ed anche attuando questa eclatante misura, mancherebbero all'appello ben 3 milioni di posti di lavoro!

Questo ci fa chiaramente comprendere che il reddito di cittadinanza, di per sé, non risolverà affatto il problema della disoccupazione italiana. 

Ciò detto, ben vengano i tagli alle spese militari, la tassazione delle attività legate alle fonti fossili ed al gioco d'azzardo, e ben venga anche un contributo di solidarietà, anche se ci si sarebbe aspettati una manovra redistributiva ben più drastica ed incisiva.

Anche perché in un paese dove il 20% più ricco detiene quasi il 70% della ricchezza, mentre il 30% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale, sarebbe anche ora di iniziare a far “impoverire” i ricchi in modo che i poveri possano (ri)cominciare a vivere in modo più che dignitoso.

Molto male i vari tagli agli enti pubblici definiti “inutili”, già oggi volutamente ridotti all'orlo del collasso in modo da renderli appositamente inefficienti e legittimare così la loro privatizzazione, secondo la classica tecnica problema-reazione-soluzione.

Un altro sgradevole effetto che si verificherà a causa dell'istituzione del reddito di cittadinanza proposto dai 5 stelle, riguarda l'ulteriore precarizzazione del lavoro e l'accrescimento della mobilità dei lavoratori.

È oltremodo chiaro che i più bisognosi, pur di non perdere il diritto a ricevere il sussidio, tenderanno ad accettare ogni offerta di lavoro, qualunque siano le condizioni e ovunque essa si trovi.

Il fatto che ci si possa rifiutare di lavorare per due volte potrà rallentare la dinamica di costrizione ma non ne modificherà affatto la natura: se non si vorrà perdere il diritto di ricevere il sussidio, prima o poi, si dovrà iniziare ad accettare qualsiasi lavoro, bello o brutto, vicino o lontano, e non ci si potrà opporre.

L'obbligo di dover svolgere un qualsiasi lavoro, a prescindere dalla reale volontà di un individuo e dalle sue vere passioni, pur di non perdere, in futuro, la garanzia di ricevere un sussidio necessario per evitare la fame, è una palese forma di costrizione che non incrementa in nessuna misura il potere degli oppressi nei confronti degli oppressori. All'opposto: costituisce un incentivo allo sfruttamento. 

L'ho già detto in un mio intervento pubblico e lo ripeto qui: così com'è stato concepito, il reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle è soltanto una moderna forma di schiavitù legalizzata, che dopo aver salvato una certa parte della popolazione dalla miseria, la condannerà ad una (in)esistenza fatta di lavori forzati, precari e mal retribuiti.

Per non perdere il diritto di ricevere il sussidio statale, masse di lavoratori saranno costrette a spostarsi prontamente su e giù per l'Italia, e dovranno essere ben disposte a farsi sfruttare a seconda delle necessità dei padroni, così come si addice a dei perfetti schiavi del capitale. 

In virtù del ricatto istituito dai pentastellati, il moderno schiavo-sussidiato dovrà essere ben disposto a chinare il capo e a dire sempre di sì alle disumane pretese di sfruttamento offerte dal mercato del lavoro, vale a dire dalla moderna forma dell'antica tratta degli schiavi.

Gli schiavisti di tutta Italia ringrazieranno il Movimento, perché in questo modo avranno a disposizione un esercito di lavoratori (in gran parte anche altamente qualificati) docili e ubbidienti, da sfruttare e licenziare alla bisogna. 

La proposta dei 5 stelle prevede di incentivare le aziende che assumono chi ha già il reddito di cittadinanza, ma tale misura è troppo poco incisiva e non modificherà affatto le odierne dinamiche del mondo del lavoro, perché la maggior parte dei capitalisti non vorrà lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione di sfruttare le masse di sussidiati disperati, avvalendosi di contratti flessibili, a termine e a chiamata.

Per i capitalisti, il rischio e gli oneri dovuti alla stabilizzazione di un lavoratore mediante la stipula di un contratto decoroso (ammesso che ve ne siano più) non valgono l'eclatante vantaggio di poter disporre di una vasta gamma di schiavi adatti ad ogni genere d'impiego, che sono stati addomesticati a lodare e servire i padroni, invece di combatterli.

Non che si possa attribuire al Movimento la responsabilità dell'assenza di etica dei capitalisti, ma il fatto di non introdurre delle norme drastiche nella loro proposta che impediscano che avvenga lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, questo sì. 

Per quanto fin qui sostenuto, è oltremodo chiaro che, di per sé, il reddito di cittadinanza proposto dai 5 stelle non riuscirà a risolvere neanche lontanamente i problemi del mondo del lavoro in Italia.

Il paradosso è che la disoccupazione potrebbe essere pressoché eliminata diminuendo per legge l'orario di lavoro e vietando gli straordinari (si veda qui). E invece (chissà perché?) i 5 stelle dedicano tempo ed energie ad una proposta poco incisiva e assai macchinosa.

Il fatto di aver avanzato l'introduzione di un livello di retribuzione orario minimo è lodevole, ma non è affatto sufficiente ad impedire che i lavoratori vengano sfruttati in modo disumano dal capitale. 

La lotta contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, non può ridursi soltanto ad una questione di retribuzione minima, tra l'altro con un importo assai modesto visti i tempi che corrono. Si tratta di un discorso decisamente più ampio che interessa la giustizia sociale, la qualità della vita e la felicità.

Ben venga un sussidio per chi ha un reddito al di sotto della soglia di povertà, ma che sia un aiuto vero e non un ricatto che sottende una sorta di condanna sociale. Che si costringano i ricchi ad aiutare forzosamente i poveri, senza alcuna contropartita, così com'è giusto e doveroso che sia.

Purtroppo le modalità con cui il reddito di cittadinanza è stato implementato dai pentastellati mi sembrano in perfetta armonia con l'attuale processo politico.

Il mio timore è che si tratti di una sorta di  “contentino”, il cui vero fine è di placare gli animi delle folle, per continuare a compiere manovre di stampo neoliberista in piena continuità con i precedenti governi, al grido di «Onestà! Onestà! Onestà!».

Vi era un tempo in cui il Movimento parlava di reddito di esistenza universale ed incondizionato, facendosi portatore di una vera rivoluzione socio-economica-culturale. 

Perché il M5S non parta più di temi seri, come il ritorno alla sovranità monetaria, che in questa fase storica dovrebbe essere il primo punto di ogni partito che intenda perseguire l'interesse del popolo?

Perché il M5S non propone un reddito di cittadinanza che assicuri a tutti e senza alcun obbligo 780 euro mensili cumulabili con altri redditi, in modo tale che i rapporti di forza tra lavoro e capitale possano iniziare ad invertirsi, il lavoro possa essere automatizzato a vantaggio di tutti e gli esseri umani possano scegliere liberamente come vivere la propria esistenza?

Da che parte sta il Movimento: dalla parte del potere o dalla parte del popolo?

Mirco Mariucci

Fonti:

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